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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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Della divinazione, II, 27
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originale
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27 Illud autem naturale aut concitatione mentis edi et quasi fundi videbatur aut animo per somnum sensibus et curis vacuo provideri. Duxisti autem divinationem omnem a tribus rebus, a deo, a fato, a natura. Sed tamen cum explicare nihil posses, pugnasti commenticiorum exemplorum mirifica copia. De quo primum hoc libet dicere: hoc ego philosophi non esse arbitror, testibus uti qui aut casu veri aut malitia falsi fictique esse possunt; argumentis et rationibus oportet quare quidque ita sit docere, non eventis, iis praesertim quibus mihi liceat non credere.
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traduzione
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27 Il genere naturale, invece, opinavi che fosse prodotto e, per cos? dire, prorompesse o dall'esaltazione della mente o dall'anima svincolata dai sensi e dalle preoccupazioni durante il sonno. Hai poi fatto derivare la divinazione in generale da tre principii: dalla divinit?, dal fato, dalla natura. Ma, non riuscendo a spiegare nulla di tutto ci?, ti sei difeso adducendo una mirabile quantit? di esempi immaginarii. Quanto a questo modo di procedere, voglio anzitutto dirti che non ritengo degno di un filosofo avvalersi di testimonianze che possono essere o vere per puro caso, o false e inventate in mala fede. Con argomentazioni e con ragionamenti bisogna dimostrare per qual motivo ciascuna cosa ? quello che ?: non in base a meri eventi, e soprattutto a eventi ai quali mi ? lecito non prestar fede.
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